di Mela Giannini
Punteggio: (5 / 5)
E’ uscito uno straordinario album Jazz , con poco velate tendenze al cool, di brani inediti di Stefano Bollani, “Joy In Spite Of Everything” (Trad. Gioia nonostante tutto).
La straordinarietà di questo album ,oltre alle composizioni stupende, sta nel gruppo di musicisti che ha affiancato il Maestro Bollani in questa avventura, 4 musicisti superlativi, prima tra tutti i due fedelissimi di Bollani, lo straordinario contrabassista Jesper Bodilsen e il brillante batterista Morten Lund, affiancati dal grandissimo e unico nel suo genere sassofonista Mark Turner (avevano collaborato già in “New York Days” di Enrico Rava, 5 anni fa) e da Bill Frisell (che con questo disco è la prima volta che lavora con Bollani), uno dei chitarristi jazz più straordinari in circolazione. L’album è stato registrato dal quintetto negli Avatar Studios di New York .
Che Bollani possa definirsi uno dei geni della musica italiana e internazionale in quanto a smisurato talento, istrionismo, competenza e versalità è cosa ormai acclarata, basta ascoltarlo e vederlo in concerto che si viene trasportati in altre dimensioni letteralmente.
E che fosse anche un raffinatissimo compositore Jazz era già stato dimostrato in passato con altri lavori, ma che lo fosse in modo così “superlativo” come in questo album è stato sconvolgente scoprirlo.
E se a questo si aggiunge il modo con cui le composizioni sono state eseguite da un quintetto con delle personalità artistiche fortissime e di spessore, ognuna per suo conto e che ognuno abbia messo a disposizioni degli stessi brani la propria “competenza”, tecnica e bravura, ognuno rispettando gli altri colleghi, senza sovrastare o padroneggiare sugli altri, miscelando la loro artisticità in modo empatico, allora il valore aggiunto di questo album diventa di un livello sublime.
In questo album, già dalle prime note, le qualità da solista di Bollani si dimostrano enciclopediche e durante il corso dell’album, quando occorre, lo stesso Bollani si trasforma anche in un accompagnatore sopraffine, con una intesa incredibile con la sezione ritmica, con Turner e soprattutto con il chitarrista Frisell, che dimostra una bravura notevole, perché si muove con disinvoltura tra l’essere solista ed accompagnatore.
Infatti si interseca alla perfezione con le pennellate di un Bollani che sembra dipingere un capolavoro su di una tela quando le sue dita scivolano sulla tastiera del piano.
Il brano Easy Healing apre l’album con delle note di calipso, frizzanti e fresche , con un sassofono che sembra danzare tra una nota e l’altra.
Segue “No Pope No Party” brano in cui il talento di Mark Turner viene espresso con fraseggi eccezionali che si intersecano alla perfezione con i fraseggi della chitarra di Bill Frisell, e il tutto ruota attorno al punto di riferimento che è l’ironia boppeggiante di un Stefano Bollani in piena forma al piano.
Subito dopo Alobar e Kudra non spezza l’atmosfera perché la musicalità latina del brano, in versione trio, esprime un dinamismo grandioso anche se non mancano momenti più rarefatti.
Con il brano “Las hortensias” l’album comincia ad acquisire quel valore aggiunto che rende unico tutto il disco , perché le atmosfere che vengono create dal quintetto al completo, sono incredibilmente speciali nella loro astrattezza, rarefatte in modo sofisticato, dove l’improvvisazione la fa da padrona. Stesso discorso vale per il brano e “Tales from the Time Loop“.
Ma è “Vale” sicuramente il miglior brano del disco, lungo ben oltre i 12 minuti, tempo attraverso cui si sviluppa piano piano la bellezza della composizione che sembra scritta per mettere in evidenza il grandissimo talento del sassofonista Mark Turner, supportato ovviamente da un sopraffine Bollani e un ispirato Frisell.
Il brano Teddy, che come Bollani spiega nelle note in copertina , è ispirato a Teddy Wilson, è un interscambio di assoli tra il piano e la chitarra, che si incontrano, scontrano e si allontanano in una cadenza irresistibile e una sezione ritmica che supporta e spinge il tutto con una maestria stupenda.
Sullo stessa lunghezza d’onda viaggia il brano “Ismene“, sempre con il quartetto Bollani, Frisell, Bodilsen e Lund.
Nel brano Bollani e Frisell duellano sul pentagramma, riempendo gli spazi di quest’ultimo con una maestria di cui ben pochi sono dotati, e qui Bollani davvero mostra tutta la sua grandezza e genialità nell’ improvvisazione.
Alla fine dell’album ci si arriva con il fiato sospeso, ma non stanchi o annoiati o sopraffatti dall’austerità del genere, il jazz.
Il tutto risulta godibile, coinvolgente e supera ogni rosea aspettativa, visti i calibri da 90 messi in gioco, che sulla carta sembravano, in origine, difficili da amalgamare. Ma la difficoltà è stata superata alla grande e l’ambizioso progetto di Bollani si è trasformato in una superba opera d’arte, che consegna alla storia un album che può tranquillamente definirsi un “riferimento” per le prossime generazioni.
Album assolutamente da non perdere per chi la musica la ama davvero e con sincera passione, in tutte le sue sfaccettature.
Tracklist “Joy In Spite Of Everything”:
1. Easy Healing
2. No Pope No Party
3. Alobar e Kudra
4. Las Hortensias
5. Vale
6. Teddy
7. Ismene
8. Tales from the Time Loop
9. Joy in Spite of Everything
Record Label: ECM Records
Musicisti:
Stefano Bollani: pianoforte
Mark Turner: sax tenore
Bill Frisell: chitarra
Jesper Bodilsen: contrabbasso
Morten Lund: batteria
L’album è disponibile su Amazon (basta cliccare sul banne di Amazon sulla nostra home page e digitare il titolo dell’album
Si può scaricare l’album su iTunes qui
N.B. Si ringrazia per le foto Paolo Soriani e la Jazz echo
Video intervista a Bollani, con immagini tratte durante la registrazione del disco, in cui il Maestro, in inglese, spiega il contenuto del disco e presenta i suoi musicisti.
(Si ringrazia per il video il canale jazzecho )
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